Un’intervista al direttore del Museo Leonardo da Vinci, Federico Beciani, 4 settembre 2019

La mostra interattiva in Piazza del Popolo illustra i dispositivi inventati da Leonardo da Vinci. Per quale scopo li ha mai progettati? Questa e molte altre domande risponderanno a Federico Beciani, direttore del Museo Leonardo da Vinci, nella prossima intervista.

Molti dei più importanti dispositivi meccanici nei tempi moderni si basano su schizzi e disegni di Leonardo. Ma questi dispositivi sono mai stati provati durante la sua vita?

Senza il supporto di fonti storiche purtroppo non possiamo rispondere con certezza a questa domanda. Tranne qualche rarissimo esperimento, come il tentativo di far volare il suo amico e collaboratore Tommaso Masini presso il monte Ceceri (nelle vicinanze di Firenze) con un primo prototipo di aliante, o quando presso la corte di Francesco I di Francia (dove passò l’ultima parte della sua vita durante la quale si dilettava come scenografo teatrale) costruì un leone robotico capace di camminare in autonomia e dal cui petto uscì un mazzo di fiori per il re francese, è opinione comune che no, non realizzò mai le sue invenzioni. Sia per un aspetto pratico (grazie alla sua fama lavorò presso i più grandi signori dell’epoca, ma nessuno poi finanziò i suoi progetti non credendo nell’innovazione delle sue idee), sia per un aspetto caratteriale (Leonardo, perfezionista, era un vulcano di idee, ogni giorno si concentrava su qualcosa, la accantonava poi anche per mese per lavorare su altro, e così via per tutta la sua intera vita).

L’intenzione di Leonardo era solo quella di progettare e disegnare, o forse costruire effettivamente questi dispositivi in seguito?

Nonostante la sua natura vulcanica e irrefrenabile, nonostante quindi la sua indole a lavorare contemporaneamente su più progetti, non v’è dubbio che Leonardo cercasse continuamente grandi signori che credessero in lui e finanziassero i suoi progetti. Dobbiamo però a questo punto però capire il periodo storico in cui viveva. L’Italia rinascimentale era teatro continuo di numerose guerre e battaglie tra comuni e stati nascenti. Dagli Sforza di Milano ai Medici di Firenze fino agli Borgia, tutte famiglie presso le quali da Vinci ha prestato servizio, oltre che per la sua fama pretendevano da lui la realizzazione e il perfezionamento di macchine belliche. Una gran parte della sua produzione perciò verte proprio sulla realizzazione di macchinari da guerra. Leonardo d’altro canto, di natura pacifista, se non limare i difetti di tecnologie già esistenti, non si prestò poi molto alla realizzazione pratica di ciò che disegnava sui suoi famosi bozzetti. Addirittura, si crede, auto-sabotava alcune sue invenzioni (le ruote che marciano in senso opposto nel suo famoso carro armato ne sono un grande esempio) proprio per non permetterne, eventualmente, il corretto funzionamento.

In che modo le invenzioni di Leonardo furono viste e ricevute negli ambienti scientifici del XV e XVI secolo?

Sin dalla gioventù, quando poco più che ventenne lasciò la famosa bottega del Verrocchio, sua prima vera scuola a Firenze, la fama di Leonardo era già nota ai più. Non passarono  molti anni prima che i suoi servizi venissero richiesti dai più grandi signori italiani e d’oltralpe. Leonardo pittore, ingegnere e inventore, scultore e scenografo, era conosciuto e apprezzato da chiunque in Europa. Nel XVI secolo la sua fama di artista restò immutata, per quanto limitata dal numero esiguo di suoi dipinti dovuto alla sua natura perfezionista. Disse: “Ho  offeso Dio e l’umanità intera, dato che le mie opere non hanno raggiunto la qualità che avrebbero dovuto”. Per questo suo aspetto, indifferente ai reclami e alle minacce dei suoi committenti, Leonardo lasciò numerose opere incompiute.

Quanto collabora il museo con ricercatori e istituzioni educative sul campo?

Considerando l’enorme produzione di studi  offertaci da Leonardo, la maggior parte di essa purtroppo ancora dispersa, un lavoro di ricerca e perfezionamento da parte del nostro museo è un leitmotiv continuo e costante della nostra esperienza.

In che modo la partecipazione del pubblico, l’attivazione e l’interattività sono state prese in considerazione nella mostra e nella raccolta delle collezioni? Potrà definirla una mostra sperimentale?

Il nostro è un museo interattivo. È volontà precisa del fondatore della mostra, il signor Bruce Peterson, non mettere un muro tra il genio di Leonardo e i nostri visitatori. Toccare con mano, azionare gli ingranaggi e provare di persona ciò che un uomo come Leonardo ha anche solamente pensato ormai più di cinque secoli fa, è il miglior modo possibile per apprezzare quel genio fino in fondo.

Cosa c’è di nuovo nel suo museo e cosa offre al pubblico quest’anno?

Proprio pocanzi, sfruttando la tecnologia SENSORY4 ™, fiore all’occhiello della Grande Exhibition, società madre del nostro museo,  abbiamo installato una sala immersiva con proiezioni a 270 gradi per permettere ai nostri visitatori un’esperienza sensoriale molto intensa nel mezzo del nostro percorso tra un’invenzione e l’altra. Stiamo altresì lavorando su altre novità da offrire nelle nostre sale. Tutto verrà svelato a tempo debito.

Grazie per l’intervista!